"Un altro mondo non solo è possibile, ma sta già prendendo forma.
Nelle giornate di calma, posso sentire il suo respiro.

Arundhati Roy


lunedì 21 novembre 2011

Bioedilizia in autocostruzione: situazione attuale e prospettive

 Fonte: i nostri amici di Terra Semplice ed Edilpaglia :)

E’diverso tempo che Edilpaglia  sta lavorando con entusiasmo per promuovere forme nuove e diverse di costruire:  case in balle di paglia ed altri materiali naturali (terra cruda, calce, legno etc). Non ci interessa solo la  costruzione in sé, ma chi la abiterà, come la abiterà e comunque il processo di progettazione e di realizzazione.

Questa e’ una specie di “lettera  aperta” a tutti voi, sul tema che sta a cuore a molti  di potersi costruire una casa sana, economica,  bella, adatta a noi ed a costi accessibili. Nasce come uno sfogo ed una  reazione a quella che ci sembra essere una inaccettabile trascuratezza dei  nostri comuni su questo tema.

Un complesso di fattori ha concorso negli ultimi anni a  creare quella che viene definita “la nuova questione abitativa”:

  • Fattori demografici:  
secondo i dati  anagrafici dell’ISTAT dal 2001 al 2004 il nostro paese è cresciuto di 1,5  milioni di famiglie, 500.000 nuove famiglie all’anno. Questo dato così sorprendente è il risultato di vari fattori:
l’accelerazione dei flussi migratori verso il nostro paese;
- la forte crescita di nuove famiglie italiane,  per la fuoriuscita, in ritardo, dai nuclei di origine, dei figli del baby boom  della seconda metà anni ’60 prima metà anni ’70, che hanno dato origine a  proprie famiglie; la continua riduzione della dimensione media della famiglia  italiana.
- l' aumento della vita media 
  • fattori sociali ed economici: 
c’e’ un’esigenza  crescente del bisogno abitativo da parte delle fasce economiche più deboli. E  oggi per fasce economiche deboli si intendono non solo immigrati, lavoratori atipici,  precari, ma nella crisi economica che stiamo vivendo, anche famiglie o persone socialmente  integrate con difficoltà nell’accedere al mercato immobiliare (pensionati, giovani coppie, coppie monoreddito ecc. Aumenta il numero di famiglie  indebolite dalla crisi, ricompare la povertà abitativa, la disoccupazione  crescente accentua le diseguaglianze.
  • fattori legati ai mercati immobiliari ed  alla politica territoriale:
una estrema fragilità del sistema delle costruzioni, troppo spesso soggetti a speculazioni facili e a vere e  proprie incursioni da parte di scaltri operatori che mirano al profitto a  scapito dell’utente finale
- la crisi economica ha portato ad un depauperamento delle risorse finanziarie degli Enti Locali che sempre meno provvedono a realizzare abitazioni di tipo popolare optando per la vendita dei terreni pubblici a imprese che in cambio offrono un quota degli alloggi finiti, troppo spesso però aventi costi troppo elevati per chi  aspirerebbe ad acquistarne uno o a prenderlo in locazione. Non basterebbero  interi libri per descrivere la situazione in cui versa il sistema dell’edilizia  popolare in Italia e non è questa la sede, tuttavia per  conoscenza si possono  consultare i siti dell’Unione Inquilini o dei diversi movimenti di lotta per la casa divisi per province e comuni.
- peggioramento dei costi dei mercati dell’affitto

Si tratta di una situazione  non solo italiana. L’aumento delle diseguaglianze  sociali ed economiche che si registra a livello europeo e globale, come dal  2008 documenta l’OECD (>>)  ha conseguenze anche sul mercato degli alloggi.

In Europa la crisi di alloggi  riguarda ormai 70 milioni di persone mal alloggiate, delle quali circa 18  milioni sono alloggiate precariamente e 3 milioni risultano senzatetto [>>]. Si tratta di persone escluse  dal mercato immobiliare, a cui né i singoli stati, né le autonomie locali,  né il Social Housing promosso da privati riescono ad offrire soluzioni  soddisfacenti.

Tutti i paesi dell’Unione  Europea hanno ratificato i trattati internazionali e le convenzioni  che riconoscono e proteggono il diritto alla casa:

la Dichiarazione Universale dei  Diritti dell’Uomo (art.25), la Convenzione Internazionale sui  Diritti economici, sociali e culturali (art.11), la Convenzione sui Diritti  dell’Infanzia (art.27), la Convenzione per l’eliminazione  di ogni forma di discriminazione contro le donne (artt.14 e 15), la Convenzione per la protezione  dei diritti umani e delle libertà fondamentali (art.8), la Carta Sociale Europea (artt.  15, 16, 19, 23, 30, 31), la Carta dei Diritti fondamentali
dell’Unione Europea (art. 2, comma 94). 
Malgrado questo riconoscimento
legale degli stati membri dell’UE (spesso rafforzato dalle costituzioni e dalle
legislazioni nazionali), il diritto alla  casa è sempre più violato. Solo recentemente, quando l’intreccio tra crisi economica e difficoltà 
ad accedere o a mantenere una casa si è evidenziato come un elemento centrale  per la lotta all’esclusione sociale e alla povertà, l’aumento delle risorse di per  l’edilizia sociale è tornato ad essere una priorità per molti paesi. Si tratta di una situazione non solo italiana e’ vero, ma  a differenza di altri paesi europei, come viene affrontata questa  priorita’ dal nostro paese? Dal nostro governo? Dai nostri comuni?

L ’offerta di alloggi sociali non  è più in grado di dare risposte sufficienti per i bisogni  abitativi non solo nelle  città ma in qualunque altra dimensione
 territoriale. I provvedimenti presi nel  cosiddetto “Piano casa”, atti al miglioramento della qualità architettonica e/o energetica degli edifici, alla disciplina degli interventi straordinari di  demolizione e ricostruzione degli edifici, alla semplificazione normativa,  hanno tralasciato l’ Edilizia sociale eppure: “Il diritto all’alloggio è innanzitutto un diritto fondamentale che  condiziona l’accesso agli altri diritti fondamentali e a una vita dignitosa”( Carta dei Diritti dell’Uomo)
La questione abitativa continua ad essere una vera e propria emergenza ed i modelli di risposta costruiti  attorno ad essa, non solo non rappresentano più una possibile via di uscita, ma sono col tempo diventati parte del problema. Nei centri urbani il processo di integrazione tra gli insediamenti popolari e il resto del tessuto urbano, non si è compiuto e quando è avvenuto, è stato prevalentemente fisico: strade, collegamenti, fermate degli autobus e delle metropolitane, qualche servizio di quartiere.  Le città sembrano aver  escluso il problema dell’integrazione; hanno seguito e subìto un modello di  crescita per frammenti, pezzi di città che riescono ad ignorarsi  reciprocamente. 
L’interrogativo sui destini dell’edilizia sociale riporta  l’attenzione sulla città come “spazio in cui la gente vive, lavora, gioca, si  muove, comunica e condivide”. Per tutte queste  ragioni è un problema non aver la casa, ma è un problema, certamente differente,  anche averla senza essere nelle condizioni di poterla mantenere e gestire, di  riuscire a convivere nello stesso stabile con gli altri inquilini, di stare nei  cortili di quartieri abitati da 1500, 2 mila persone lasciate a se stesse;  senza regole, senza supporti. Stiamo andando  incontro ad un’idea  di abitazione che ha  molti pensieri, poche risorse ed energie, pochi progetti da rivolgere ai suoi  abitanti.

Questo e’ lo stato delle  cose….
Allora: Cosa facciamo?….In che direzione vogliamo  andare?….Possiamo aspettare (e  quando?) che sia il nostro comune a farsi promotore per noi, di progetti che  nel migliore dei casi  produrranno: case tutte uguali, luoghi senza identità, quartieri senza qualità, case costruite con sistemi  costruttivi non adatti  in cui appena ci  andremo ad abitare  avremo problemi  di  muffa e umidità? case che anche se magari  definite di edilizia popolare non saranno pero’  economicamente accessibili a molte persone ? Oppure vogliamo, NOI,  prendere in mano la situazione e rimboccarci le maniche?

Non pensiamo certo di avere la  risposta per risolvere il problema della “questione abitativa italiana”, pensiamo però  che qualsiasi sia la risposta, essa debba comunque nascere dal basso, dalle  esigenze delle persone e delle famiglie e delle comunità e non possa essere un  pacchetto preconfezionato deciso dal comune o da chi per lui.

Allora proviamo a pensare  di costruircela da noi, la nostra casa: sana, bella, rispettosa dell’ambiente,  economica………….nostra.
“Farsi la casa” fa parte della  storia dell’abitare e raccoglie l’eredità antica di tanti nuclei  familiari che nel nostro paese sceglievano, per contenere i costi  di costruzione, di realizzare la casa con le proprie mani, 
mettendo a disposizione il tempo libero e le loro capacità manuali. 
Anche in tempi recenti  la pratica di costruire direttamente, in  tutto o in parte, la casa in cui si andrà ad abitare, è molto comune in alcuni  paesi del Nord Europa e in molti stati del Nord America.  (Pensate che in Francia l’autocostruzione e’ una pratica corrente e perfettamente legale (e’ possibile costruire una casa completamente in autocostruzione, solo con l’aiuto di parenti amici ed amici, fino a 170 mq). L’Autocostruzione e  l’Autorecupero, che possono essere totali o parziali (e con varie  gradazioni), consentono un sensibile abbattimento del costo di costruzione  di una abitazione. 
Attualmente, in autocostruzione si  possono realizzare abitazioni ed edifici competitivi (ma noi crediamo migliori) rispetto a quelli della produzione corrente sul piano della qualità  architettonica, della durabilità, del risparmio energetico, della biocompatibilità. 
Questo processo puo’ diventare,  inoltre, un utile strumento sia per la formazione di mano d’opera che  per l’incremento delle opportunità di impiego degli stessi  autocostruttori. (nell’associazione ci sono persone che intendono cambiare  lavoro e dedicarsi a tempo pieno alla costruzione di edifici in paglia) Costruirsi la propria casa  significa partecipare attivamente e  condividere un processo, nel quale i futuri abitanti sono direttamente e  materialmente impegnati. 
Gli autocostruttori sono una  comunità organizzata, autogestita, e assistita nelle procedure e nei lavori da tecnici  (architetti, ingegneri, carpentieri…) esperti disposti a collaborare con gli  autocostruttori mettendo a disposizione le loro competenze.
Tutti questi temi di evidente utilita’ sociale (e non ho  parlato del cohousing!!) dovrebbero essere naturalmente recepiti  dalle amministrazioni comunali che dovrebbero  farsi promotori di questi interventi. Ed in effetti sembra che in questi ultimi tempi qualcosa si  muova: La regione Toscana, ha stanziato 13 milioni di euro, parte del piano per  l’edilizia sociale, per interventi pilota di co-housing secondo le tecniche  della bioarchitettura e bioedilizia e per interventi sperimentali di  autocostruzione o autorecupero con cofinanziamento di Comuni, altri soggetti  senza fine di lucro o delle stesse persone destinatarie selezionate tramite  gara. 
Purtroppo pero’ molto spesso la  logica con cui le amministrazioni si muovono e’ una logica vecchia e non molto  chiara. In Italia le “novità” a scopo  sociale rischiano di essere usate come specchietti per le allodole facendo sì  che compaiano Enti, Consorzi, Onlus e quant’altro che di sociale  hanno solo il pretesto, di reale hanno la volontà di intascare da chi crede veramente in queste forme di partecipazione. Quando le  amministrazioni pubbliche si convincono di investire nell’Housing Sociale si dovrebbero  affidare non alle competenze di un tecnico qualunque ma ad uno gruppo di 
persone preparate che garantisca la cura degli aspetti sociali e  organizzativi dei veri protagonisti del processo edile che in gran parte  saranno gli utenti finali, che monitori e porti avanti l’iter finanziario e  burocratico della complessa genesi del processo autocostruttivo o di  Autorecupero, che svolga la funzione di facilitatore nei processi della  progettazione partecipata prima e delle fasi operative di cantiere  dopo
Ma questo e’ difficile da comprendere da parte delle amministrazioni locali, che in  questi ultimi tempi si fanno promotrici di PRECONFEZIONATI PROGETTI DI
AUTOCOSTRUZIONE e non  di PROGETTI DI PROCESSO DI AUTOCOSTRUZIONE in cui il progetto scaturisca dalla mobilitazione delle energie delle persone e porti alla creazione di ambienti e spazi  che sappiano meglio esprimere la “cultura”  del luogo in tutti i suoi molteplici aspetti. 
Il danno, nel caso si  affidi la gestione di processi di Autocostruzione o Autorecupero alle  competenze di speculatori, che intascano dal pubblico per le loro  consulenze e di fatto concludono poco o niente, non è solo economico –  perché viene sottratto denaro – …il danno è cronico: le Amministrazioni  che vedessero il fallimento anche solo di un intervento non si  fiderebbero più di investire in queste forme di  partecipazione, a danno  di tutti i possibili beneficiari che ne hanno bisogno, che ci credono e che  da soli si sentono persi. 
In Italia i cantieri di Autocostruzione in regola con tempi e costi previsti in progetto  sono pochi rispetto a quello che nelle fonti di divulgazione immediata come il  web appare. E siccome non vogliamo correre  questo rischio, pensiamo sia opportuno che la richiesta di autocostruzione non  venga dall’alto ma nasca da proposte della gente e quindi se avete interesse per  questo tema, se siete interessati a costruire una casa per voi e la vostra  famiglia e pensate che  la nostra  proposta possa rappresentare una risposta alle vostre esigenze, pensiamo  insieme a delle strategie per ottenere lo scopo e per farci noi promotori nei  nostri comuni di proposte e progetti. 
Noi  intanto stiamo lavorando su vari aspetti dell’autocostruzione:
  • Elaborando sistemi costruttivi con materiali quali paglia, legno, terra, calce che:
- siano adatti  all’autocostruzione: Il sistema che abbiamo elaborato, e con cui  costruiremo presto diverse case in paglia, permette che tutte le parti dell’edificio (struttura in  legno, tamponamento in balle di paglia e intonaci) che presuppongono per la loro costruzione una certa esperienza e  manualita’, siano rese particolarmente semplici ed a “prova di autocostruttore”  senza esperienza nell’ambito edilizio.
- siano economicamente  sostenibili: Con questo sistema una famiglia o un gruppo di amici o una  giovane coppia puo’ costruirsi una casa sana ed energeticamente efficiente a  costi veramente contenuti (si valuta un costo a mq di muratura comprensivo di
struttura + tamponamento con ottime performances energetiche  + intonaco pari a 30 euro/mq. Si consideri che solo il costo di 1 mq di intonaco in edilizia convenzionale si  aggira intorno ai 20 euro!).  
Si valuta che il tempo di costruzione per un edificio di 100 mq con due persone  che ci lavorano, si aggiri su 1 mese per quanto riguarda la struttura e 2 mesi  e mezzo per la realizzazione dei tamponamenti e degli intonaci. Si sono gia’  costruiti edifici in autocostruzione con questa tecnica costruttiva con costi  pari  a 500-550 euro/mq.
- realizzino una struttura semplice e snella che permetta una  AUTOCOSTRUZIONE FAMILIARE legale a tutti gli effetti.

In Italia la cosiddetta “AUTOCOSTRUZIONE FAMILIARE” dove piccoli gruppi di  persone, parenti o amici o semplici volontari si mettono insieme a lavorare per  costruire una casa, non e’ prevista dalla nostra legislazione (a differenza di  gran parte degli altri paesi Europei – ad es. in Francia un  autocostruttore  puo’ costruire la sua casa fino a un massimo di 170 mq senza difficolta’  facendosi aiutare da parenti ed amici, dando semplicemente  comunicazione al  comune che il suo sara’ un “cantiere condiviso”). 
Noi stiamo lavorando cercando  di coinvolgere il maggior numero possibile di persone che da anni si occupano del  tema, comuni, regione, Asl,  etc per risolvere il problema. Abbiamo gia’ delineato alcuni sistemi organizzativi che  ci permettono di essere operativi a breve.
- comprendano una formazione  adeguata degli autocostruttori: Gli autocostruttori saranno formati sia  alla tecnica costruttiva che andranno a mettere in opera sia a tutte le  problematiche della sicurezza in cantiere. 
  • Organizzando  un gruppo di tecnici (ingeneri, architetti, carpentieri) che sappia  lavorare ad una progettazione e esecuzione partecipata e disposti a condividere con gli autocostruttori questa esperienza.
Se siete interessati, contatteci: info@edilpaglia.it
Fonte immagini: web

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