"Un altro mondo non solo è possibile, ma sta già prendendo forma.
Nelle giornate di calma, posso sentire il suo respiro.

Arundhati Roy


sabato 26 novembre 2011

432 Hz: il diapason scientifico e l'Armonia delle Sfere


Vi siete mai chiesti come si sia arrivati a stabilire che la frequenza a cui vibra il diapason (altrimenti detto “corista”), riproducendo la nota “La”, sia attualmente quella di 440Hz? 
Tutti i musicisti, prima di incominciare a suonare, accordano i loro strumenti, chiedendo al pianista di “dare il La”, oppure all’oboista, se in orchestra, oppure, per l’appunto, fanno vibrare il diapason, prendendo la sua nota come riferimento.
I pianoforti e gli altri strumenti a tastiera, invece, vengono accordati dall’accordatore professionista, ma sempre partendo dal famoso “La” a 440Hz.


E’ probabilmente poco noto come questa frequenza sia frutto di una scelta arbitraria, fatta a Londra nel 1953, decidendo di far uniformare tutte le esecuzioni musicali su questa nota (a questa ha fatto poi seguito la risoluzione europea n. 71 del 30 giugno 1971). Ma il “La” a 440 Hz era stato imposto, nel 1939, addirittura dal ministro della propaganda nazista Joseph Goebbels, ignorando un referendum contrario, promosso in Francia da 25.000 musicisti.
La storia si sta facendo interessante, vero? Ed è molto lunga, perché il “La” è stato accordato su  molte diverse frequenze, nel corso dei secoli...

Torniamo allora indietro di più di un secolo, e precisamente al nostro Giuseppe Verdi. Nel 1884, il grande musicista scrisse una lettera,  indirizzata alla Commissione musicale del governo italiano, in cui chiese di ufficializzare l’utilizzo del diapason a 432Hz “per esigenze matematiche”. All’epoca veniva adottato un corista a 435Hz (il cosiddetto “corista francese”), e addirittura qualcuno proponeva un diapason a 450Hz. Il Maestro così concludeva: “l’abbassamento del corista non toglie nulla alla sonorità ed al brio dell’esecuzione; ma dà al contrario qualche cosa di più nobile, di più pieno e maestoso che non potrebbero dare gli strilli di un corista troppo acuto. Per parte mia vorrei che un solo corista venisse adottato in tutto il mondo musicale. La lingua musicale è universale: perché dunque la nota che ha nome LA a Parigi o a Milano dovrebbe diventare un SI bemolle a Roma?".
La frequenza del “La” a 432Hz venne  proposta dai fisici Sauveur, Meerens, Savart, e dagli scienziati italiani Montanelli e Grassi Landi, e venne calcolata su un Do centrale (indice 3) di 256 cicli al secondo. Il diapason a 432Hz, approvato all’unanimità dal congresso dei musicisti italiani del 1881, venne dunque definito “diapason scientifico“, proprio sulla base degli studi di questi scienziati. Al contrario, la frequenza scelta a Londra nel 1953, su cui oggi viene intonata tutta la musica, viene definita “disarmonica“, perché contrasta, addirittura, con le leggi fisiche che governano l’universo.

Nonostante le scelte dei musicisti italiani, e la presa di posizione di Giuseppe Verdi, la corsa verso l’innalzamento del “La”, alla ricerca di sonorità sempre più “brillanti”, era ormai inarrestabile, e si affermò con l’adozione unilaterale di un “La” più alto (440 cicli) da parte delle bande militari russe ed austriache ai tempi di Wagner. Da lì, l’imposizione di Goebbels, e poi la sopra citata convenzione di Londra, nel 1939, che imponeva un diapason che non aveva alcuna giustificazione scientifica o basata sulle leggi della voce umana.

Notiamo subito come sia indiscutibile che Verdi fosse uno che di voci umane se ne intendeva parecchio… e infatti, caldeggiando l’adozione del diapason naturale a 432Hz, voleva contribuire a espandere e sviluppare le storiche “voci verdiane piene e maestose”. Accordati su questa frequenza, gli strumenti musicali, come la voce, acquisiscono ben 4 armoniche in più (12 al posto delle 8 generate dal “La” 440hz), e inoltre, cosa davvero importantissima per i cantanti, il famoso passaggio di registro, nella voce umana, viene eliminato.

Insomma, utilizzando l’accordatura a 432, sarebbe automaticamente risolta la difficoltà di questo sofferto ed ispido “gradino”, dannazione di tanti insegnanti di canto! Oltretutto, notano importanti direttori di orchestra, continuando con questa ininterrotta deriva verso l’innalzamento del “La” (che è ancora in corso, tanto è vero che ci sono casi in cui si accorda addirittura a 445 Hz!), presto diverse opere del grande repertorio diverranno ineseguibili per le voci dei cantanti, cui si richiede in tal modo uno sforzo penoso e innaturale.

Recentemente tra i musicisti è sorto un vero e proprio movimento in favore del ritorno al “La” a 432Hz, denominato la rivoluzione Omega“.
Ecco un video dove potete ascoltare la cantante Flavia Vallega, una delle animatrici del movimento (qui il suo MySpace):



Sono quindi stati ripresi ed approfonditi tutti i fondamenti scientifici di questa scelta, ed è stato pubblicato molto materiale, facilmente rintracciabile su Internet (e sul gruppo Facebook “La rivoluzione Omega La 432 Hz”).

Proviamo a spiegare le basi di questa teoria.
Partiamo dall’esame della frequenza di 8Hz. Essa corrisponde a una nota bassa di Do, ma anche, dicono le neuroscienze, alla frequenza ideale alla quale i nostri due emisferi cerebrali lavorano in modo uguale, in armonia, assicurando il massimo flusso di informazioni con il minor dispendio di energia. 8Hz è anche la frequenza di replicazione della doppia elica del DNA. 8Hz è poi, secondo gli scienziati, il “battito” fondamentale del pianeta, noto come “risonanza fondamentale di cavità Schumann”, una risonanza elettromagnetica globale.
In termini musicali, la frequenza di 8Hz corrisponde a una nota di Do. Salendo di cinque ottave, cioè percorrendo cinque volte le sette note della scala, si arriva ad un Do di 256Hz, scala in cui il “La” ha una frequenza di 432Hz e non di  440Hz.
Suonando il Do a 256Hz, per il principio delle armoniche (secondo cui a un suono prodotto si aggiungono multipli e sottomultipli di quella frequenza), anche i Do delle altre ottave cominceranno a vibrare per “simpatia”, facendo risuonare naturalmente la frequenza di 8Hz.
Ecco perché il corista a 432 oscillazioni al secondo è definito “diapason scientifico“.
Nell’universo tutto è energia in vibrazione. Ogni particella subatomica, atomo, struttura molecolare, cellula e organo del corpo, vibra ad una determinata frequenza. Questa meravigliosa armonia ha una propria firma vibrazionale.
Molti medici e studiosi affermano che se una parte del corpo si ammala la causa è da ricercare nell’alterazione di questa frequenza, per cui il corpo vibra in modo disarmonico. Essere sani significherebbe dunque vibrare all’unisono armonicamente, con l’intero universo!
Ogni organo ha la sua frequenza (multipli e sottomultipli del 432Hz), che sembra si alteri in caso di malattia, mentre pare che la guarigione avvenga quando, sullo stesso organo, viene fatta risuonare la corretta frequenza di risonanza. Dunque suonare e ascoltare musica intonata a 432Hz riequilibrerebbe il corpo e, per effetto vibrazionale, anche la natura circostante, rigenerando il primordiale equilibrio di pace e benessere.
Il movimento Omega tenta di convincere musicisti ed orchestre ad eseguire musica con il “La” a 432Hz. I problemi tecnici non sono pochi, perché in alcuni casi sarebbe necessario sostituire le corde o addirittura interi strumenti. Però, almeno si dovrebbe provare! Su internet sono presenti brani musicali registrati con questa accordatura e, effettivamente, la sensazione che se ne ricava è molto piacevole e rigenerante. Mozart intonato su questo diapason (ossia più o meno come ai suoi tempi) è davvero un sublime piacere per le orecchie…

Fonte: ClassicaViva.com

L'ARMONIA DELLE SFERE






L'ESSENZA DELLA MUSICA: UN SAGGIO INEDITO DI RUDOLF STEINER

 

Prima conferenza: Colonia, 3 dicembre 1906 
 
Marc Chagall - Il Violinista Blu


Tutte le arti, escludendo la musica, traggono i loro modelli dal mondo fisico; esse rivestono le loro manifestazioni prendendo esempi e modelli ispirati dal mondo esterno, fatto di colori, forme e movimento.
Quando ad esempio uno scultore crea un'opera artistica, la crea traendola fuori dalla sua propria rappresentazione, ossia dalla sua facoltà di sentimento sorretta e trasposta nel pensare. Egli combina insieme molte e varie impressioni, o immagini ideali, conservate nella sua memoria. Prende dall'insieme delle forme o dei colori esistenti in sè o nella natura vari immagini che si andranno a configurare in un'unica espressione, che le riunifica, fondendo tante immagini in una sola.
Possiamo ben verificare che nell'esperienza innanzi ad un colore e davanti a un suono, ci pervenga la sensazione che da questi emani come una sorta di volontà esistente in essi, la quale esiste prescindendo da noi, al di fuori di noi.
Le altre arti siccome debbono passare inevitabilmente attraverso la rappresentazione, forniscono nelle loro creazioni, rappresentazioni di immagini ideali, o meglio l'artista riproduce un'immagine archetipa di una Volontà che esiste al di fuori di lui.
Nella musica invece accade un'altra cosa: non potendo attingere ad alcun modello esistente nel mondo fisico che esprima l'elemento musicale, è come se il musicista stesse col suo orecchio appoggiato sul cuore della natura: egli percepisce la Volontà della natura e la riproduce in una sequenza di note musicali.
L'uomo nella musica percepisce il battito del cuore della volontà del mondo; l'anima trova nel suono la sua vera natura, la propria affinità di essenza.
Come le altre arti sono espressioni di immagini della volontà, la musica è l'espressione immediata della Volontà stessa, senza l'intervento della rappresentazione.
Quindi :    altre arti = immaginazione
                musica
= ispirazione.
 

Nella musica l'uomo si sente molto vicino all'essenza della natura.Il fatto che essa possa parlare a tutti, come una sorta di linguaggio universale, ed agisca sin dalla prima infanzia, significa che in essa si muove l'essere divino del cosmo, essa rappresenta la vita attiva di Dio.
Il musicista, quando crea non può copiare nulla, prendendolo dalla natura fisica esteriore; (tranne il canto degli uccelli) da dove egli tragga il materiale delle sue creazioni lo si deve ricercare nella sfera della sua anima, nei mondi spirituali.
Il modello della musica sta nello spirituale; i modelli delle altre arti sono nel fisico. 

IL DEVACHAN O MONDO DELLA MUSICA DELLE SFERE
Ogni notte noi penetriamo con il sonno, nel devachan, o mondo spirituale.
Quando il discepolo riesce ad ottenere la continuità della coscienza nel sogno, gli appare dapprima il mondo astrale, fatto di luce e colore e poi, piano piano giunge ad un altro mondo fatto di suoni, ove si percepisce un "risuonare": è il devachan.
L'elemento primordiale del mondo devachanico è un fluttuante mare di suoni.
Ad ogni cosa, nel mondo fisico, sta alla base un suono; il suono è ciò tramite il quale venne creato l'universo.
Durante il sonno, entrando in tale mare di suoni, veniamo permeati da essi nel corpo astrale e nell'io; ritornando il mattino nel corpo, imprimiamo tali suoni dal corpo astrale nel corpo eterico.
Il musicista compositore trasforma incoscientemente in suoni fisici, il ritmo, le armonie e le melodie che, durante la notte, egli ha percepito nel devachan, le quali sono rimaste impresse nel suo corpo eterico.
Questo è il misterioso rapporto tra la musica che risuona nel fisico e l'ascolto della musica spirituale durante la notte. La musica fisica non è che la copia della realtà spirituale.
Come l'ombra sbiadita sta in confronto all'uomo vivo, così la musica-ombra fisica sta alla vera musica-luce spirituale.
Il modello archetipo primordiale della musica sta nel devachan.
L'uomo può creare e accogliere in sè, la musica fisica, solo in virtù del fatto che deve per forza averla già in sè e quindi averla conosciuta in un tempo passato; egli la riconosce perchè l'esperienza musicale ricorda e stimola in lui una sorta di affinità con ciò che fuori di lui, avverte in lui. Come guardando una forma fisica inedita, dobbiamo obbligato-riamente riconnetterci con qualcosa da noi già sperimentato in passato e quindi inciso nella nostra memoria, dobbiamo intendere che se possiamo ascoltare o creare musica ciò è possibile solo perchè essa deve essere necessariamente già esistente in noi


Come il pensiero non può pensare una cosa che non conosce se non ha in sè nella percezione, il ricordo di averla già conosciuta, sperimentare musica non significa conoscere l'elemento musicale, ma ricordarlo.


Fonte: Armoniepitagoriche.blogspot.com


E INFINE......

...... se (com'è successo a noi.....!) dopo queste letture vi fosse venuta voglia di riaccordare il vostro strumento musicale sulla frequenza del diapason scientifico, sappiate che in rete (Youtube compreso) sono presenti molte risorse che vi permetteranno di farlo, compresa questa immagine di tastiera musicale:

(Link da cui è stata tratta l'immagine: Holonmusic)

Per ascoltare il LA esatto a 432 da utilizzare per l'accordatura cliccate qui oppure cercate il relativo widget nella barra a destra.

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