Fonte: i nostri amici di Terra Semplice ed Edilpaglia :)
E’diverso tempo che Edilpaglia sta lavorando con entusiasmo per promuovere forme nuove e diverse di costruire: case in balle di paglia ed altri materiali naturali (terra cruda, calce, legno etc). Non ci interessa solo la costruzione in sé, ma chi la abiterà, come la abiterà e comunque il processo di progettazione e di realizzazione.
Questa e’ una specie di “lettera aperta” a tutti voi, sul tema che sta a cuore a molti di potersi costruire una casa sana, economica, bella, adatta a noi ed a costi accessibili. Nasce come uno sfogo ed una reazione a quella che ci sembra essere una inaccettabile trascuratezza dei nostri comuni su questo tema.
Un complesso di fattori ha concorso negli ultimi anni a creare quella che viene definita “la nuova questione abitativa”:
Questa e’ una specie di “lettera aperta” a tutti voi, sul tema che sta a cuore a molti di potersi costruire una casa sana, economica, bella, adatta a noi ed a costi accessibili. Nasce come uno sfogo ed una reazione a quella che ci sembra essere una inaccettabile trascuratezza dei nostri comuni su questo tema.
Un complesso di fattori ha concorso negli ultimi anni a creare quella che viene definita “la nuova questione abitativa”:
- Fattori demografici:
- l’accelerazione dei flussi migratori verso il nostro paese;
- la forte crescita di nuove famiglie italiane, per la fuoriuscita, in ritardo, dai nuclei di origine, dei figli del baby boom della seconda metà anni ’60 prima metà anni ’70, che hanno dato origine a proprie famiglie; la continua riduzione della dimensione media della famiglia italiana.
- l' aumento della vita media
- fattori sociali ed economici:
- una estrema fragilità del sistema delle costruzioni, troppo spesso soggetti a speculazioni facili e a vere e proprie incursioni da parte di scaltri operatori che mirano al profitto a scapito dell’utente finale
- la crisi economica ha portato ad un depauperamento delle risorse finanziarie degli Enti Locali che sempre meno provvedono a realizzare abitazioni di tipo popolare optando per la vendita dei terreni pubblici a imprese che in cambio offrono un quota degli alloggi finiti, troppo spesso però aventi costi troppo elevati per chi aspirerebbe ad acquistarne uno o a prenderlo in locazione. Non basterebbero interi libri per descrivere la situazione in cui versa il sistema dell’edilizia popolare in Italia e non è questa la sede, tuttavia per conoscenza si possono consultare i siti dell’Unione Inquilini o dei diversi movimenti di lotta per la casa divisi per province e comuni.
- peggioramento dei costi dei mercati dell’affitto
Si tratta di una situazione non solo italiana. L’aumento delle diseguaglianze sociali ed economiche che si registra a livello europeo e globale, come dal 2008 documenta l’OECD (>>) ha conseguenze anche sul mercato degli alloggi.
In Europa la crisi di alloggi riguarda ormai 70 milioni di persone mal alloggiate, delle quali circa 18 milioni sono alloggiate precariamente e 3 milioni risultano senzatetto [>>]. Si tratta di persone escluse dal mercato immobiliare, a cui né i singoli stati, né le autonomie locali, né il Social Housing promosso da privati riescono ad offrire soluzioni soddisfacenti.
Tutti i paesi dell’Unione Europea hanno ratificato i trattati internazionali e le convenzioni che riconoscono e proteggono il diritto alla casa:
la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (art.25), la Convenzione Internazionale sui Diritti economici, sociali e culturali (art.11), la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia (art.27), la Convenzione per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne (artt.14 e 15), la Convenzione per la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali (art.8), la Carta Sociale Europea (artt. 15, 16, 19, 23, 30, 31), la Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea (art. 2, comma 94).
Si tratta di una situazione non solo italiana. L’aumento delle diseguaglianze sociali ed economiche che si registra a livello europeo e globale, come dal 2008 documenta l’OECD (>>) ha conseguenze anche sul mercato degli alloggi.
In Europa la crisi di alloggi riguarda ormai 70 milioni di persone mal alloggiate, delle quali circa 18 milioni sono alloggiate precariamente e 3 milioni risultano senzatetto [>>]. Si tratta di persone escluse dal mercato immobiliare, a cui né i singoli stati, né le autonomie locali, né il Social Housing promosso da privati riescono ad offrire soluzioni soddisfacenti.
Tutti i paesi dell’Unione Europea hanno ratificato i trattati internazionali e le convenzioni che riconoscono e proteggono il diritto alla casa:
la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (art.25), la Convenzione Internazionale sui Diritti economici, sociali e culturali (art.11), la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia (art.27), la Convenzione per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne (artt.14 e 15), la Convenzione per la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali (art.8), la Carta Sociale Europea (artt. 15, 16, 19, 23, 30, 31), la Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea (art. 2, comma 94).
Malgrado questo riconoscimento
legale degli stati membri dell’UE (spesso rafforzato dalle costituzioni e dalle
legislazioni nazionali), il diritto alla casa è sempre più violato. Solo recentemente, quando l’intreccio tra crisi economica e difficoltà
ad accedere o a mantenere una casa si è evidenziato come un elemento centrale per la lotta all’esclusione sociale e alla povertà, l’aumento delle risorse di per l’edilizia sociale è tornato ad essere una priorità per molti paesi. Si tratta di una situazione non solo italiana e’ vero, ma a differenza di altri paesi europei, come viene affrontata questa priorita’ dal nostro paese? Dal nostro governo? Dai nostri comuni?
L ’offerta di alloggi sociali non è più in grado di dare risposte sufficienti per i bisogni abitativi non solo nelle città ma in qualunque altra dimensione territoriale. I provvedimenti presi nel cosiddetto “Piano casa”, atti al miglioramento della qualità architettonica e/o energetica degli edifici, alla disciplina degli interventi straordinari di demolizione e ricostruzione degli edifici, alla semplificazione normativa, hanno tralasciato l’ Edilizia sociale eppure: “Il diritto all’alloggio è innanzitutto un diritto fondamentale che condiziona l’accesso agli altri diritti fondamentali e a una vita dignitosa”( Carta dei Diritti dell’Uomo).
L ’offerta di alloggi sociali non è più in grado di dare risposte sufficienti per i bisogni abitativi non solo nelle città ma in qualunque altra dimensione territoriale. I provvedimenti presi nel cosiddetto “Piano casa”, atti al miglioramento della qualità architettonica e/o energetica degli edifici, alla disciplina degli interventi straordinari di demolizione e ricostruzione degli edifici, alla semplificazione normativa, hanno tralasciato l’ Edilizia sociale eppure: “Il diritto all’alloggio è innanzitutto un diritto fondamentale che condiziona l’accesso agli altri diritti fondamentali e a una vita dignitosa”( Carta dei Diritti dell’Uomo).
La questione abitativa continua ad essere una vera e propria emergenza ed i modelli di risposta costruiti attorno ad essa, non solo non rappresentano più una possibile via di uscita, ma sono col tempo diventati parte del problema. Nei centri urbani il processo di integrazione tra gli insediamenti popolari e il resto del tessuto urbano, non si è compiuto e quando è avvenuto, è stato prevalentemente fisico: strade, collegamenti, fermate degli autobus e delle metropolitane, qualche servizio di quartiere. Le città sembrano aver escluso il problema dell’integrazione; hanno seguito e subìto un modello di crescita per frammenti, pezzi di città che riescono ad ignorarsi reciprocamente.
L’interrogativo sui destini dell’edilizia sociale riporta l’attenzione sulla città come “spazio in cui la gente vive, lavora, gioca, si muove, comunica e condivide”. Per tutte queste ragioni è un problema non aver la casa, ma è un problema, certamente differente, anche averla senza essere nelle condizioni di poterla mantenere e gestire, di riuscire a convivere nello stesso stabile con gli altri inquilini, di stare nei cortili di quartieri abitati da 1500, 2 mila persone lasciate a se stesse; senza regole, senza supporti. Stiamo andando incontro ad un’idea di abitazione che ha molti pensieri, poche risorse ed energie, pochi progetti da rivolgere ai suoi abitanti.
Questo e’ lo stato delle cose….
Questo e’ lo stato delle cose….
Allora: Cosa facciamo?….In che direzione vogliamo andare?….Possiamo aspettare (e quando?) che sia il nostro comune a farsi promotore per noi, di progetti che nel migliore dei casi produrranno: case tutte uguali, luoghi senza identità, quartieri senza qualità, case costruite con sistemi costruttivi non adatti in cui appena ci andremo ad abitare avremo problemi di muffa e umidità? case che anche se magari definite di edilizia popolare non saranno pero’ economicamente accessibili a molte persone ? Oppure vogliamo, NOI, prendere in mano la situazione e rimboccarci le maniche?
Non pensiamo certo di avere la risposta per risolvere il problema della “questione abitativa italiana”, pensiamo però che qualsiasi sia la risposta, essa debba comunque nascere dal basso, dalle esigenze delle persone e delle famiglie e delle comunità e non possa essere un pacchetto preconfezionato deciso dal comune o da chi per lui.
Allora proviamo a pensare di costruircela da noi, la nostra casa: sana, bella, rispettosa dell’ambiente, economica………….nostra.
Non pensiamo certo di avere la risposta per risolvere il problema della “questione abitativa italiana”, pensiamo però che qualsiasi sia la risposta, essa debba comunque nascere dal basso, dalle esigenze delle persone e delle famiglie e delle comunità e non possa essere un pacchetto preconfezionato deciso dal comune o da chi per lui.
Allora proviamo a pensare di costruircela da noi, la nostra casa: sana, bella, rispettosa dell’ambiente, economica………….nostra.
“Farsi la casa” fa parte della storia dell’abitare e raccoglie l’eredità antica di tanti nuclei familiari che nel nostro paese sceglievano, per contenere i costi di costruzione, di realizzare la casa con le proprie mani,
mettendo a disposizione il tempo libero e le loro capacità manuali.
Anche in tempi recenti la pratica di costruire direttamente, in tutto o in parte, la casa in cui si andrà ad abitare, è molto comune in alcuni paesi del Nord Europa e in molti stati del Nord America. (Pensate che in Francia l’autocostruzione e’ una pratica corrente e perfettamente legale (e’ possibile costruire una casa completamente in autocostruzione, solo con l’aiuto di parenti amici ed amici, fino a 170 mq). L’Autocostruzione e l’Autorecupero, che possono essere totali o parziali (e con varie gradazioni), consentono un sensibile abbattimento del costo di costruzione di una abitazione.
Attualmente, in autocostruzione si possono realizzare abitazioni ed edifici competitivi (ma noi crediamo migliori) rispetto a quelli della produzione corrente sul piano della qualità architettonica, della durabilità, del risparmio energetico, della biocompatibilità.
Questo processo puo’ diventare, inoltre, un utile strumento sia per la formazione di mano d’opera che per l’incremento delle opportunità di impiego degli stessi autocostruttori. (nell’associazione ci sono persone che intendono cambiare lavoro e dedicarsi a tempo pieno alla costruzione di edifici in paglia) Costruirsi la propria casa significa partecipare attivamente e condividere un processo, nel quale i futuri abitanti sono direttamente e materialmente impegnati.
Gli autocostruttori sono una comunità organizzata, autogestita, e assistita nelle procedure e nei lavori da tecnici (architetti, ingegneri, carpentieri…) esperti disposti a collaborare con gli autocostruttori mettendo a disposizione le loro competenze.
Tutti questi temi di evidente utilita’ sociale (e non ho parlato del cohousing!!) dovrebbero essere naturalmente recepiti dalle amministrazioni comunali che dovrebbero farsi promotori di questi interventi. Ed in effetti sembra che in questi ultimi tempi qualcosa si muova: La regione Toscana, ha stanziato 13 milioni di euro, parte del piano per l’edilizia sociale, per interventi pilota di co-housing secondo le tecniche della bioarchitettura e bioedilizia e per interventi sperimentali di autocostruzione o autorecupero con cofinanziamento di Comuni, altri soggetti senza fine di lucro o delle stesse persone destinatarie selezionate tramite gara.
Tutti questi temi di evidente utilita’ sociale (e non ho parlato del cohousing!!) dovrebbero essere naturalmente recepiti dalle amministrazioni comunali che dovrebbero farsi promotori di questi interventi. Ed in effetti sembra che in questi ultimi tempi qualcosa si muova: La regione Toscana, ha stanziato 13 milioni di euro, parte del piano per l’edilizia sociale, per interventi pilota di co-housing secondo le tecniche della bioarchitettura e bioedilizia e per interventi sperimentali di autocostruzione o autorecupero con cofinanziamento di Comuni, altri soggetti senza fine di lucro o delle stesse persone destinatarie selezionate tramite gara.
Purtroppo pero’ molto spesso la logica con cui le amministrazioni si muovono e’ una logica vecchia e non molto chiara. In Italia le “novità” a scopo sociale rischiano di essere usate come specchietti per le allodole facendo sì che compaiano Enti, Consorzi, Onlus e quant’altro che di sociale hanno solo il pretesto, di reale hanno la volontà di intascare da chi crede veramente in queste forme di partecipazione. Quando le amministrazioni pubbliche si convincono di investire nell’Housing Sociale si dovrebbero affidare non alle competenze di un tecnico qualunque ma ad uno gruppo di
persone preparate che garantisca la cura degli aspetti sociali e organizzativi dei veri protagonisti del processo edile che in gran parte saranno gli utenti finali, che monitori e porti avanti l’iter finanziario e burocratico della complessa genesi del processo autocostruttivo o di Autorecupero, che svolga la funzione di facilitatore nei processi della progettazione partecipata prima e delle fasi operative di cantiere dopo.
Ma questo e’ difficile da comprendere da parte delle amministrazioni locali, che in questi ultimi tempi si fanno promotrici di PRECONFEZIONATI PROGETTI DI
AUTOCOSTRUZIONE e non di PROGETTI DI PROCESSO DI AUTOCOSTRUZIONE in cui il progetto scaturisca dalla mobilitazione delle energie delle persone e porti alla creazione di ambienti e spazi che sappiano meglio esprimere la “cultura” del luogo in tutti i suoi molteplici aspetti.
Il danno, nel caso si affidi la gestione di processi di Autocostruzione o Autorecupero alle competenze di speculatori, che intascano dal pubblico per le loro consulenze e di fatto concludono poco o niente, non è solo economico – perché viene sottratto denaro – …il danno è cronico: le Amministrazioni che vedessero il fallimento anche solo di un intervento non si fiderebbero più di investire in queste forme di partecipazione, a danno di tutti i possibili beneficiari che ne hanno bisogno, che ci credono e che da soli si sentono persi.
In Italia i cantieri di Autocostruzione in regola con tempi e costi previsti in progetto sono pochi rispetto a quello che nelle fonti di divulgazione immediata come il web appare. E siccome non vogliamo correre questo rischio, pensiamo sia opportuno che la richiesta di autocostruzione non venga dall’alto ma nasca da proposte della gente e quindi se avete interesse per questo tema, se siete interessati a costruire una casa per voi e la vostra famiglia e pensate che la nostra proposta possa rappresentare una risposta alle vostre esigenze, pensiamo insieme a delle strategie per ottenere lo scopo e per farci noi promotori nei nostri comuni di proposte e progetti.
Noi intanto stiamo lavorando su vari aspetti dell’autocostruzione:
- siano economicamente sostenibili: Con questo sistema una famiglia o un gruppo di amici o una giovane coppia puo’ costruirsi una casa sana ed energeticamente efficiente a costi veramente contenuti (si valuta un costo a mq di muratura comprensivo di struttura + tamponamento con ottime performances energetiche + intonaco pari a 30 euro/mq. Si consideri che solo il costo di 1 mq di intonaco in edilizia convenzionale si aggira intorno ai 20 euro!).
- Elaborando sistemi costruttivi con materiali quali paglia, legno, terra, calce che:
- siano economicamente sostenibili: Con questo sistema una famiglia o un gruppo di amici o una giovane coppia puo’ costruirsi una casa sana ed energeticamente efficiente a costi veramente contenuti (si valuta un costo a mq di muratura comprensivo di struttura + tamponamento con ottime performances energetiche + intonaco pari a 30 euro/mq. Si consideri che solo il costo di 1 mq di intonaco in edilizia convenzionale si aggira intorno ai 20 euro!).
Si valuta che il tempo di costruzione per un edificio di 100 mq con due persone che ci lavorano, si aggiri su 1 mese per quanto riguarda la struttura e 2 mesi e mezzo per la realizzazione dei tamponamenti e degli intonaci. Si sono gia’ costruiti edifici in autocostruzione con questa tecnica costruttiva con costi pari a 500-550 euro/mq.
- realizzino una struttura semplice e snella che permetta una AUTOCOSTRUZIONE FAMILIARE legale a tutti gli effetti.
- realizzino una struttura semplice e snella che permetta una AUTOCOSTRUZIONE FAMILIARE legale a tutti gli effetti.
In Italia la cosiddetta “AUTOCOSTRUZIONE FAMILIARE” dove piccoli gruppi di persone, parenti o amici o semplici volontari si mettono insieme a lavorare per costruire una casa, non e’ prevista dalla nostra legislazione (a differenza di gran parte degli altri paesi Europei – ad es. in Francia un autocostruttore puo’ costruire la sua casa fino a un massimo di 170 mq senza difficolta’ facendosi aiutare da parenti ed amici, dando semplicemente comunicazione al comune che il suo sara’ un “cantiere condiviso”).
Noi stiamo lavorando cercando di coinvolgere il maggior numero possibile di persone che da anni si occupano del tema, comuni, regione, Asl, etc per risolvere il problema. Abbiamo gia’ delineato alcuni sistemi organizzativi che ci permettono di essere operativi a breve.
- comprendano una formazione adeguata degli autocostruttori: Gli autocostruttori saranno formati sia alla tecnica costruttiva che andranno a mettere in opera sia a tutte le problematiche della sicurezza in cantiere.
- comprendano una formazione adeguata degli autocostruttori: Gli autocostruttori saranno formati sia alla tecnica costruttiva che andranno a mettere in opera sia a tutte le problematiche della sicurezza in cantiere.
- Organizzando un gruppo di tecnici (ingeneri, architetti, carpentieri) che sappia lavorare ad una progettazione e esecuzione partecipata e disposti a condividere con gli autocostruttori questa esperienza.
Fonte immagini: web
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